Le cicogne sono immortali – Agorà – Palermo 9-23 marzo 2019

La luce di Solveig Cogliani
C’è in Solveig Cogliani, e perfino nel suo aspetto, qualcosa che trascende il tempo e che è in armonia con la straordinaria storia della sua pittura sublime. Un albo di tele a commento d’una storia della migrazione umana pare non abbia qui bisogno di interpretazione: un grande viaggio dove ciò che si può discutere non è la sua fondamentale necessità, bensì la scelta delle opere esposte e la nitida sciarada nell’efficacia pittorica. Quanto alla scelta delle opere, essa presta fatalmente il fianco alla critica, perché l’autrice si trova nella condizione di chi, nella dovizia più abbagliante, immune da ogni rappresentazione crudele, è tenuto alla frugalità più spartana. Nondimeno l’Artista si è procurata di rispettare l’imperiosa graduatoria imposta alle intrecciate esigenze dei valori storici e stilistici e di quelli individuali, sociali e psicologici. Solveig Cogliani si è chiamata a figurare, in quest’antologia iconografica, con qualcuna delle sue opere più vitali e caratteristiche, la migrazione come ideale mito di cittadinanza terrestre. Per ottenere nitido il pensiero ed efficacia nelle colorazioni, la Pittrice non ha risparmiato né tempo né sacrifici. Gli accuratissimi impasti guardano al sogno e allo spazio. E parlano, sembrano la voce di Cogliani che dichiara: io non voglio che un mio lavoro rassomigli ad altra cosa che a se stesso. E in effetti i sicuri rapporti nell’armonia dei colori richieggono grande esperienza, e qui la pittura risulta vigorosa e brillante su, e intorno, ogni profilo. Si forma alla superfice una specie di cristallizzazione che annienta il tempo della colpevole storia, e fissa la Bellezza, con quelle vaghe e morbide tinte sotto, che acquistano molta opacità e trasparenza per consentire spazio solo al sogno del giusto. È strabiliante la magia del colore bianco sui dipinti: ferma il disegno, dona la scena, detta la luce e immagina le forme. Ogni oggetto e anche ciascuna delle sue parti hanno un colore proprio. Assolutamente delicate sono le sfumature espresse che si specchiano coi colori propri delle cose e producono eccellenti la luce riflessa, senza il ricorso a magisteri chimici. Oltre a ciò il colore proprio di ciascun oggetto s’indebolisce e si modifica in ragione della lontananza, per effetto dell’aria frapposta, producendo un colore locale. Color proprio, dunque, quello di ciascun oggetto; riflesso quello che risulta dalla loro vicinanza; locale, invece, quello che risulta dalla loro distanza. Opponendosi sia al realismo che all’astrazione pura, Solveig Cogliani inneggia così all’arte come intuizione, non sottomette lo spettatore all’argomento figurativo, bensì lo situa affinché tragga da sé, con la sua immaginazione e le eccitazioni ricevute, a certa stregua quota dello spazialismo di Lucio Fontana. Questi quadri incantano, fanno assorbire la ricchezza del linguaggio di un pensiero sincero e coraggioso, oltre il razzismo finanziario.

Paolo Battaglia La Terra Borgese, critico e curatore dell’Arte

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