“Ecce femina”, l’irruzione della Sicilia a Spoleto Arte

L’immagine è apparsa tra le ombre e le macchie, colore non colore, su una corteccia di betulla. Era l’ottobre 2014, Solveig Cogliani inaugurava – insieme con Danilo Maestosi e Shuhei Matsuyama – la residenza artistica sull’Etna, Nake, a Sant’Alfio. Una donna, una madre, il vulcano-femmina, Cogliani aveva ritrovato tutto questo e anche di più su quella forma disegnata dalla natura su un albero. L’ha fotografata. L’ha pensata. L’ha messa da parte, vegliante sui suoi sogni e progetti di pittrice.

ecce 2Qualche mese dopo, a Santo Stefano di Camastra, nel laboratorio di ceramica dei Fratantoni, l’è tornata nei pennelli, prepotentemente. Ed è diventata il dipinto-simbolo delle sue ceramiche d’arte, “Ecce femina”, destinato a Spoleto Arte. Lì, nel secolare Palazzo Leti Sansi, in Piazza del Mercato della città umbra, il vernissage ha travolto di coincidente vibrazione la pittrice, perché “Ecce femina” è esposta in una grotta, vicino ad un ruscello. Terra, fuoco, acqua … le stesse magiche parole che intitolavano la residenza Nake, il luogo – e il tempo – in cui “Ecce femina” è stata incubata. Emozioni su emozioni, a raccontare che non c’è distanza capace di slegare ciò che è legato, ciò che vive in sintonia.

Ed ecco che, ancora una volta, senza poterle sfuggire, la terra d’origine di Cogliani, quella Sicilia-continente che la rincorre fin dentro la città in cui vive, Roma, quella Sicilia che tracima dalle sue tele tanto da diventare la sua cifra più intima, colori-mediterraneo, ecco che quella Sicilia “innerva”, di questa mostra evento curata a Spoleto da Vittorio Sgarbi, la presenza di Cogliani, e la riporta a casa, come se da casa se ne fosse mai andata.

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